Un misterioso cavaliere di ventura ci narra il suo percorso attraverso le abbazie in Toscana, che durante il suo viaggio, scopre la bellezza ultraterrena di questi antichi edifici.
Abbazie in Toscana, bellezza ultraterrena
Non giunsi in questi luoghi da pellegrino, ma da cavaliere di ventura alla ricerca di riparo e ristoro. I luoghi di culto non mi hanno mai interessato, se non per la possibilità di trovare un posto presso il quale riposare incolume dai pericoli. Invero le abbazie in Toscana che incontrai sul mio cammino colpirono così tanto il mio intelletto e il mio animo che ancora oggi non le dimentico e, chiudendo gli occhi, ricordo bene il giorno in cui vi giunsi, cavalcando da lontano. Nonostante la stanchezza delle mie membra, la loro bellezza ultraterrena non mancò di addolcire il mio cuore.
Abbazia di Vallombrosa – Reggello (Firenze)
Mi mossi da Firenze attraverso i boschi, percorrendo stretti sentieri che ad ogni curva celavano qualche sorpresa. Lungo il mio tragitto infatti incontrai numerose piccole cappelle, tabernacoli e altri luoghi di meditazione e preghiera che portavano la memoria della vita di un sant’uomo di nome Gualberto. Man mano che salivo, l’aria si faceva più rarefatta e il freddo più pungente, e fu quando la foresta si aprì davanti a me che la vidi. All’apparenza la costruzione che avevo davanti era un castello fortificato, con una torre e un campanile che svettavano alti fino in cielo.
Foto: www.parrocchiadellecerbaie.it
All’apparenza la costruzione che avevo davanti era un castello fortificato, con una torre e un campanile che svettavano alti fino in cielo. Ma avvicinandomi ulteriormente capii che si trattava di un imponente monastero, contraddistinto da due stemmi: quello della famiglia Medici e un secondo raffigurante un bastone a forma di tau, che in seguito appresi essere il blasone di Vallombrosa. Era infatti quella l’Abbazia di Vallombrosa, al cui interno scoprii opere d’arte, affreschi e dipinti di immane bellezza. Lì, in mezzo ad una natura silenziosa e docile, mi sentii in pace come non mi capitava da tempo.
Dal satellite, l’Abbazia di Vallombrosa
Abbadia a Monastero – Castelnuovo Berardenga (Siena)
Ma il mio percorso tosto dovette riprendere, e mi diressi verso Arezzo, percorrendo le ubertose colline toscane. Nel cuore del Chianti mi trovai a percorrere una strada che mi condusse fino al fiume Ombrone, e da lì su per una collina su cui si trovava un complesso di edifici. Avvicinandomi notai tante forme curiose e inusitate: un’alta torre campanaria, una torretta di forma tonda, edifici squadrati con bifore aperte sul paesaggio, croci e altri tetti. Era quella l’Abbadia a Monastero, intorno al cui chiostro centrale si sviluppava la vita dei monaci. Io mi fermai sul grande prato verde che circondava l’edificio, beandomi della sua vista. L’architettura era davvero curiosa, ma gradevole a vedersi, e mentre il mio cavallo brucava tranquillo, consumai anch’io il mio pasto senza fretta.
Vista dal satellite, l’Abbadia a Monastero
Monteoliveto Maggiore – Asciano (Siena)
Dopo aver sostato in questo luogo di grande bellezza, risalii verso Arezzo fermandomi a Monteoliveto Maggiore, nel territorio delle Crete Senesi. Qui mi soffermai a lungo a rimirare gli incredibili affreschi del chiostro grande.Una miriade di personaggi popolavano le storie della vita di San Benedetto e vi era in quei dipinti una tale copia di particolari che anche qui pensai che, se fossi stato un pittore, avrei trascorso il resto della mia esistenza a studiarli per essere in grado di riprodurli con altrettanta perfezione. Ma il mio cavallo bianco mi attendeva.
Dal satellite, l’Abbazia di Monteoliveto Maggiore
Abbazia di San Galgano – Chiusdino (Siena)
Ripreso il cammino, scesi sempre più verso Siena giungendo nei pressi della Val di Merse, dove da lontano scorsi altre due costruzioni curiose. Una era di forma circolare, mentre l’altra era più imponente, ma priva del tetto. Un viandante mi disse che si trattava dei luoghi in cui era vissuto San Galgano, l’Eremo di Montesiepi e l’Abbazia a lui dedicata. Mi sussurrò anche di girare alla larga, perché quei luoghi, mormorò, erano intrisi di magia e quindi pericolosi. Non avendo paura delle superstizioni dei villici, decisi di visitare l’eremo, giacché l’Abbazia sembrava un rudere in rovina. Ma mano a mano che mi avvicinavo sentii che non era così.
Vi era davvero qualcosa di inusuale nell’atmosfera di quei luoghi. All’interno dell’Eremo, luogo di sepoltura del santo, vi era una spada infissa nel terreno. Cosa curiosa, mi soffermai a lungo a guardarla. Mi ricordava qualche vecchia storia che avevo sentito. Alla fine decisi di visitare anche l’Abbazia, e dovetti ricredermi: per quanto priva del tetto, la sua maestà era intatta.
Le colonne svettavano verso il cielo, e il non avere un limite fisico le rendeva quasi anche più imponenti. Su ognuna di essere vi erano scritte e incisioni. Se fossi stato uno studioso forse mi sarei fatto stregare e sarei rimasto lì nel tentativo di decifrarle; ma non ero altro che un cavaliere errante e continuai sulla mia strada.
Abbazia di Sant’Antimo – Montalcino (Siena)
La tappa successiva del mio girovagare tra le abbazie della Toscana fu l’Abbazia di Sant’Antimo, che già conoscevo in quanto si raccontava che fosse stata fondata e costruita dal buon sovrano dell’antichità Carlo Magno. Non distante da Montalcino, quel luogo mi era noto anche per un altro motivo: tutti raccontavano dei canti dei monaci, che da mane a sera innalzavano le loro lodi a Dio.
Entrai nella chiesa, e mi persi nella sua foresta di colonne, mentre le note dei canti gregoriani si diffondevano con acustica perfetta tra gli ambienti. Nonostante il mio cuore sia stato indurito da molte vicissitudini, ammetto che quel canto mi portò quasi alle lacrime, tanto era soave e pareva scendere direttamente dall’alto dei cori angelici.
Dal satellite, l’Abbazia di Sant’Antimo
Abbazia di Farneta – Cortona (Arezzo)
Vicino Cortona visitai l’Abbazia di Farneta, di cui lambii l’esterno. Mi colpì la sua scarna maestà, le vestigia che parlavano di una storia lunghissima, tant’è che nella muratura spiccavano due colonne di chiara epoca romana. Abbeverai il mio cavallo al pozzo e guardai su, alle due campane pronte a chiamare a raccolta i fedeli da tutta la vallata.
Dal satellite, l’Abbazia di Farneta e la Cripta dell’Abbazia di Farneta
Abbadia di San Pietro a Ruoti
Continuando in direzione di Arezzo incontrai un’altra delle numerose abbazie in Toscana, l’Abbadia di San Pietro a Ruoti dove finalmente ebbi alloggio e trovai ristoro. Quivi infatti un nutrito gruppo di monaci offriva stanze ai viandanti, che potevano quindi trovare conforto alle membra e all’anima. Circondato da un piccolo borgo, quel luogo mi parve così desiderabile che forse avrei pensato di restare lì per sempre.
Ma il mio destino è altrove. Ma tu, viandante che giungi in terra di Toscana, ricorda le abbazie in Toscana che ti ho enumerato: l’antica magia, la dolce atmosfera e la profonda pace di questi luoghi di certo ammalieranno anche i tuoi occhi e il tuo cuore.
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